mercoledì 29 febbraio 2012

Progetto " Vorrei una legge che..."


Il nostro istituto ,nei mesi scorsi,ha partecipato al 

Progetto didattico-educativo "Vorrei una legge 

che..." promossso dal Senato della Repubblica di 

cui vedete ,in alto, il logo ufficiale.

La proposta di legge presentata dagli alunni delle 

classi V D- E di Scuola Primaria è stata :

"La scuola ama gli animali"


Oggi ,con immenso piacere ,informiamo i lettori 

del blog  che il progetto  è stato selezionato tra i 

10 finalisti!!!


Sul sito 


sono state pubblicate alcune immagini del lavoro 

ed è possibile esprimere il gradimento votando il 

progetto ,dopo aver effettuato la registrazione.

Vi aspettiamo numerosi nel sostenere il 

progetto!!!!!!!

mercoledì 8 febbraio 2012

Il rapimento .....di Babbo Natale!!!!!!


Racconti gialli che hanno come protagonista il personaggio simbolo del Natale

" La sparizione di Babbo Natale"

Era il diciannove Dicembre a New York e tutti già erano emozionati per il Natale.
Andai dal mio caro amico Harry, nel suo negozio di giocattoli, per comprare qualcosa e chiacchierare un po’.

La cosa che non mi piaceva di lui era che odiava il Natale.
Guardai la TV del negozio e sentii: "Babbo Natale è stato rapito!Il Natale si avvicina e miliardi di persone rischiano di non trovare neanche un pacchettino sotto l’ albero! Per favore, tutte le persone che mi stanno ascoltando salvino il Natale!".
Poi sentii: "Babbo Natale non è morto, ma è stato rapito".
Mi preoccupai. Ero nervoso.
Dissi a Harry: "Ma chi può essere così crudele!?".
Harry fece una strana faccia; poteva essere lui ,ma per ora era solo un sospettato.
Uscii fuori dal negozio e tornai a casa.
Stavo riflettendo, pensando e immaginando il furto.
Arrivò il giorno venti e il tempo stringeva sempre di più.
Uscii fuori e andai a casa di Harry; la sua casa era molto lontana dalla città: si trovava in montagna.
Lui non era in casa, non c’era nessuno.
Di nascosto guardai dalla finestra e vidi che dentro c’era un ciuffo della veste di Babbo Natale tutto strappato.
Aprii il mio kit da investigatore e trovai una molletta che apre tutte le porte.
Riuscii ad aprire la porta e raccolsi il ciuffo come prova.
Non ci potevo credere che il colpevole potesse essere il mio grande amico!
Sentii dei passi: era Harry che stava tornando a casa sua.
Io uscii più veloce che potevo e dalla finestra guardai cosa stava facendo.
Su un tavolo Harry aprì una valigia che conteneva un foglio dove c’era scritto qualcosa, ma non capivo cosa ci fosse scritto.
Per mia fortuna lo lesse ad alta voce e disse: "Il mio piano di rapire quel ciccione èun’ idea eccellente. Presto andrò in Spagna e ucciderò Babbo Natale…".
Era ovvio. Capii tutto. Era lui il colpevole, infatti odiava il Natale…
Andai a casa, esausto e mi infilai sotto le coperte.
Era il ventuno dicembre e il tempo stringeva.
Andai all’ aeroporto di New York e incontrai Harry.
Alle nove e venti partiva il nostro aereo per la Spagna.
Salimmo sull’aereo; non potevo tenerlo d’occhio perché ero seduto nel posto molto più indietro rispetto al suo. Dopo un po’ mi addormentai.
Arrivò una hostess che mi svegliò e disse: "Signore, l’aereo è atterrato e tutte le persone sono già scese".
Accidenti, l’avevo perso!
Scesi dall’aereo e corsi in cerca di indizi sulla neve.
Vidi delle impronte, delle tracce sulla neve ma non erano sue.
Continuai così ancora e ancora...
Finalmente vidi orme che proseguivano in una foresta desolata.
Corsi molto velocemente e vidi una gigantesca porta di metallo,come una cassaforte enorme.
Mi avvicinai e notai che c’era un codice da inserire da quattro numeri:potevano essere tante le combinazioni dei numeri per aprire la porta.
Provai la mia data di nascita: non era quella.
Provai,allora,la sua data di nascita:era quella la combinazione!
Aprii la grande porta e Harry si accorse di me.
Mi sparò con la sua pistola ma avevo il giubbotto antiproiettile.
Gli lanciai una freccetta che conteneva del sonnifero e si addormentò con la pistola in mano.
Slegai Babbo Natale dalle corde di rame,molto resistenti.
Chiamai la polizia che arrivò dopo mezz’ora.
Portarono Harry in prigione e mi accompagnarono in città.
Una giornalista arrivò e mi chese: "Signore,come ha fatto a scoprire che era Harry il ladro?E sa perché ha rapito Babbo Natale?".
Io risposi che Harry odiava il Natale e  voleva uccidere Babbo Natale perché così non ci sarebbero state le feste natalizie e soprattutto non ci sarebbe mai più stato il Natale.
La notizia andò in onda su tutte le reti televisive di ogni paese.
Presi di nuovo l’aereo e tornai a New York.
Andai esausto a casa.
Presto arrivò il Natale.
Ad un certo punto,della giornata,vedemmo Babbo Natale in cielo che faceva cadere caramelle per tutti quanti.
Io e la mia famiglia festeggiammo e pandori insieme felici un altro Natale in compagnia di Babbo Natale e dai suoi doni.

 Dario C.      
 V E Scuola Primaria

"Le impronte di Babbo Natale " 

 Era un giorno nevoso di Dicembre,quando...
 
l’ispettrice Giorgia ricevette una telefonata da parte dell’aiutante di Babbo Natale che gli disse di recarsi urgentemente alla "Villa dei regali "perché lui era sparito e c’erano tracce di Babbo Natale sulla neve ma non si capiva dove lui fosse andato.
Così l’ispettrice Giorgia si recò subito alla "Villa dei regali".
Arrivata sul posto lei vide degli oggetti insieme a delle impronte.
L’ispettrice prese questi oggetti e andò al laboratorio per analizzarli.
Il sospettato era il venditore dei giocattoli.
Allora l’ispettrice decise di interrogarlo ma fu inutile perché l’uomo non volle parlare.
Così decisero di tenerlo in prigione per qualche giorno.
Il venditore, trascorsi molti giorni in prigione decise di parlare,disse che un suo amico durante le feste  Natalizie incontrò Babbo Natale.
Era molto geloso di lui perché stava sempre al centro dell’attenzione e lui non lo sopportava.
Così lo chiamò e gli disse venire subito.
Insieme rapirono Babbo Natale e lo portarono in una casa isolata.
L’ispettrice chiese all’uomo dove si trovava la casa e andò a liberare Babbo Natale.
I poliziotti  arrestarono così anche l’altro uomo.
Babbo Natale andò a prendere velocemente i regali e li portò ai bambini di tutto il mondo.
Era felice e contento di regalare gioia ai piccoli,ancora una volta,la vigilia di Natale.
Giorgia C.
V E Scuola Primaria


"Il  rapimento di Babbo Natale"

Giorno 24 Dicembre 2011, sono stata invitata da Babbo Natale.
Arrivata a casa sua, mi sono accorta che c’erano la porta aperta e le luci accese.
 Entrando in casa ho notato segni di lotta, tanto disordine e Babbo Natale non c’era più.
Mi sono detta:”Allora sarà stato rapito!!”.
 Ho iniziato a indagare e mi sono accorta che c’erano tracce sulla neve, ho iniziato a seguirle e mi hanno portato al negozio di giocattoli là vicino.
  
 Sono entrata e ho dato un’occhiata in giro ma nulla di nuovo, ad un certo punto tra i giocattoli ho notato degli occhialini tutti storti.
Erano loro gli occhialini di Babbo Natale!!
Ho fatto delle domande al negoziante di giocattoli, cercando di avere indizi più sicuri ma lui mentiva.
Allora sono stata costretta a chiamare l’aiuto della polizia.
Subito è venuto il commissario che ha chiuso il negozio per iniziare le indagini.
Nella cantina del negozio tra le migliaia di scatoloni di giocattoli c’era il povero Babbo Natale, imbavagliato e legato, ormai stanco di lottare.
 Subito è stato liberato e portato in ospedale.
Il negoziante ha confessato di aver compiuto quel gesto disperato perché la vendita dei suoi giocattoli scarseggiava da anni.
Visto che il buon Babbo Natale faceva tanti doni ai bambini buoni, i genitori non compravano più da lui!
Però il negoziante poi si era pentito, perché era consapevole di aver infranto il sogno di tanti bambini e ha promesso di non pensare più di compiere un gesto simile!
Giorgia A.
V E Scuola Primaria


"Un Natale senza regali"

Quando il sole iniziò a sorgere Benjamin era già in piedi davanti l’albero di Natale da due ore piangendo.
 Era il Natale più brutto che avesse mai passato:in genere trascorreva i giorni che precedevano il Natale a cercare di indovinare cosa potessero essere quei regali con suo fratello:gioco che non fece quell’anno.
L’albero era vuoto. Nessun regalo !!!!!!
Nello stesso momento tutti i bambini in ogni  parte del mondo si misero a piangere.  
 Nessuna traccia dei  regali che avevano chiesto nelle loro letterine.
In pochi istanti l’atmosfera Natalizia era stata sostituita da una profonda tristezza. 
Non potendo stare fermi a guardare,la  mamma e il  papà di Benjamin, insieme a tanti altri genitori , decisero di chiamare il migliore investigatore privato per risolvere il caso Rupert  Bljnd.
“Ordine  e metodo’’ questo era  il suo motto.
 Il caso non era semplice. 
Nonostante la polizia girasse a vuoto, lui da buon segugio , pensò da prima di esaminare le tracce, poi di pensare al possibile movente e infine di arrivare al colpevole.
Con un volo speciale giunse al Polo Nord dove si trova la casa di  Babbo Natale .
Era tutto in disordine e dei regali pronti per essere distribuiti erano rimasti solo gli scatoloni vuoti già sistemati nella slitta.
Le uniche testimoni del furto erano le renne, ma non potevano di certo svelare il colpevole.
Mentre passeggiava e riflettendo e cercando qualche indizio, l’investigatore si accorse che sulle corna della renna c’era un pezzo di stoffa con un bottone dorato, che portava inciso un nome, un cognome e una data.
Bljnd capi che il bottone apparteneva al proprietario di una delle più grandi fabbriche di giocattoli del mondo, ma che era in grandi difficoltà economiche.
A questo punto il caso sembrava risolto, bisognava solo controllare alcune cose. 
Tornato in patria l’investigatore si recò subito presso la fabbrica e chiese al proprietario di poter dare un occhiata al suo cappotto. 
I bottoni erano tutti dorati e portavano inciso il suo nome, il suo cognome e la data di nascita e soprattutto ne mancava uno .
Vistosi  scoperto il colpevole confessò tutto : per risolvere i suoi problemi economici  decise di rapire Babbo Natale in modo che tutti i genitori , per far felice i propri figli avrebbero dovuto comprare i giocattoli prodotti dalla sua fabbrica.
 Babbo Natale fu liberato dalla polizia benché mancassero tre giorni a Natale , promise che sarebbero riusciti  a consegnare tutti i regali , per ridare ad ogni bambino il sorriso e la gioia che non dovevano mancare il giorno della nascita di Gesù bambino.
 Beatrice B.
V E Scuola Primaria


"L'investigatrice Martina"

Era la mattina del 23 Dicembre e mi trovavo nel mio ufficio a sistemare le ultime pratiche per prepararmi alla vigilia di Natale, quando improvvisamente arrivò una telefonata. 
Erano i folletti di Babbo Natale, mi chiedevano aiuto perché Babbo Natale era sparito, senza pensarci andai a casa, preparai la borsa e partii.
I folletti mi avevano telefonato perché io ,Martina ,sono considerata la migliore ispettrice nel risolvere i casi più difficili.
Questo caso mi aveva incuriosito perché si trattava di Babbo Natale e pensavo a tutti i bambini che quest’anno non avrebbero ricevuto regali.
Arrivata nella casa di Babbo Natale i folletti mi raccontarono l’accaduto. “Stamattina quando ci siamo svegliati  non abbiamo più visto Babbo Natale e ci siamo preoccupati” disse uno dei folletti.
Così ho iniziato le indagini interrogando le persone presenti nella casa.
Il folletto Claus, l’aiutante di Babbo Natale, mi raccontò: 
“ Qualche giorno fa è venuto il proprietario del negozio Giocattolandia e voleva che Babbo Natale smettesse di portare i regali ai bambini perché nessuno andava a comprare i giocattoli nel suo negozio. 
Ma Babbo Natale gli spiegò che era una tradizione antica che a Natale era lui a portare i regali, comunque i bambini durante tutto l’anno andavano nel suo negozio a comprare i giocattoli”.
Con l’aiuto del mio collaboratore fidato Alessio incominciai ad ispezionare la camera e la casa di Babbo Natale, prendendo alcuni oggetti per analizzarli.
Continuammo  l’ispezione fuori e mentre ci guardavamo attorno notammo delle impronte sulla neve che ci insospettirono.
Così decidemmo di seguirle e ci inoltrammo nei boschi fino ad arrivare davanti una casetta di legno, dove finivano le impronte. 
 Quindi iniziai a riflettere sul caso e sul da farsi..." Chi poteva essere dentro quella casa, forse Babbo Natale? 
Il proprietario del negozio di giocattoli poteva forse essere lui il colpevole, visto che vendeva i giocattoli ed in questo periodo i bambini li volevano solo da Babbo Natale."
Adesso dovevo decidere cosa fare aspettare rinforzi oppure entrare e vedere chi c’era dietro quella porta.
Alla fine decisi di entrare in quella casetta e vidi Babbo Natale legato e imbavagliato, subito andammo ad aiutarlo e lui ci raccontò il fatto.
Il signor Giocattolandia voleva che anche a Natale tutti andassero a comprare i regali da lui, ma Babbo Natale gli aveva ricordato della tradizione Natalizia.
Così l’uomo aveva organizzato questo rapimento per costringere tutti ad andare a comprare i regali nel suo negozio e dopo le feste avrebbe liberato Babbo Natale.
Il caso era stato risolto, così tornammo a casa di Babbo Natale dove lo aspettavano i folletti con i regali pronti sulla slitta ancora in tempo per portarli ai bambini.
Infine io mi recai dal signor Giocattolandia e compii il mio dovere di ispettrice arrestandolo.
Anche per quest’anno il Natale era salvo e tutti i bambini avrebbero ricevuto i regali.
Martina C.
V E Scuola Primaria


martedì 7 febbraio 2012

Storie di amicizia tra Ateniesi e Spartani

Stessi elementi ma  versioni diverse di racconto storico


"Una storica giornata per Teclo"

 Teclo  era un bambino ateniese di 9 anni che viveva in un quartiere ricco insieme alla sua famiglia.
Aveva una casa a due piani con un grande cortile interno.
La mattina frequentava una scuola privata per imparare a leggere e a scrivere con un maestro che lo seguiva nello studio.
Indossava spesso una tunica corta e ai piedi dei sandali.
Mangiava cibi come pesce , pane e focacce di orzo.
Nel , pomeriggio Teclo si recava nell’ agorà dove incontrava tanta gente e i suoi amici con i quali giocava.
Un giorno lui e i suoi amici decisero di uscire dalla città ,disobbedendo ai loro genitori, e di andare in un bosco che si trovava fuori dalle mura di Atene.
Nel bosco incontrarono un ragazzo spartano che si trovava lì per cacciare. Era alto, agile, robusto e coraggioso perché fino da piccoli i bambini spartani erano abituati alle lotta e sopportavano fame e freddo. Indossavano una tunica corta e non calzava scarpe perché doveva sopportare il dolore.
Non mostrava di aver paura, anche se i ragazzi ateniesi erano in gruppo e in numero maggiore.
All’ improvviso un lupo minacciò Teclo , che era rimasto immobile per la paura , mentre i suoi amici scapparono urlando.
Il ragazzo spartano si precipitò ad aiutare il coetaneo in pericolo, affrontando il lupo armato solo di un coltello, riuscendo ad ucciderlo.
Così i due ragazzi diventarono amici.
Per Teclo fu veramente una giornata storica , perché era stato salvato da un  ragazzo di Sparta, una città che conosceva come nemica di Atene.
Dopo aver abbracciato il suo nuovo amico, Teclo torno a casa , desideroso di raccontare alla sua famiglia e ai suoi amici che era stato salvato da un coraggiosissimo ragazzo spartano da loro considerato solo un avversario.



Beatrice B.
V E Scuola Primaria

"Una splendida  giornata per Enea"

Enea era un ragazzo di 16 anni che viveva con la sua famiglia ad Atene in un quartiere ricco.
La sua casa era a due piani con un cortile interno.
Enea alternava diversi abiti, ai piedi calzava dei sandali con suola di sughero o di cuoio.
Di solito mangiava due pasti al giorno: il pranzo molto leggero e la  cena abbondante,carne,pane e verdure.
La mattina egli andava a scuola privata dove studiava le opere
letterarie e la matematica e inoltre si recava dall’oratore che gli insegnava come parlare e ragionare in pubblico.
Di pomeriggio Enea si recava nell’agorà con i suoi amici; un giorno incontrò un gruppo di ragazzi spartani, così Enea ed i suoi amici decisero di avvicinarsi, nel frattempo l’agorà era molto affollata poiché si svolgeva il mercato, ed era anche il luogo dove si ritrovavano tutti i cittadini.
Enea incuriosito si avvicinò ad un ragazzo spartano di nome Itaco.


Egli aveva i capelli lunghi neri, era alto ed aveva un corpo esile poiché  praticava molto sport per irrobustire il suo corpo.
Indossava sempre lo stesso abito e camminava scalzo per imparare a sopportare il dolore.
Itaco all’inizio guardava Enea con molta diffidenza poiché si sentiva osservato, poi Enea cominciò a parlare delle sue lezioni svolte con l’oratore suscitando curiosità in Itaco che rimase silenzioso ad ascoltarlo.
Enea, dopo aver parlato di se stesso, chiese ad Itaco come mai non usasse le scarpe così Itaco, con un mezzo sorriso, gli rispose che fin da piccoli venivano educati a diventare valorosi guerrieri e quindi imparavano pian piano a sopportare il dolore.
Itaco, vedendo Enea interessato al suo discorso, gli cominciò a raccontare come trascorreva la sua giornata, così i due ragazzi diventarono amici, poi si salutarono promettendosi di rincontrarsi.


Enea, ritornato a casa contento di aver conosciuto Itaco, raccontò alla sua famiglia ed ai suoi amici che aveva fatto amicizia con un ragazzo spartano di nome Itaco che aveva un’educazione diversa e che, nonostante avessero culti diversi, erano diventati amici promettendosi di incontrarsi ogni giorno nell’agorà per raccontarsi le loro giornate.

Alessio C.
V E Scuola Primaria

"L'incontro speciale di Temistocle"

Temistocle era un bambino ateniese di 12 anni che frequentava una scuola privata.
Aveva dei lunghi e folti capelli castani, degli occhi lucenti e verdi, un naso a patata e delle orecchie piccole.
Temistocle abitava con la sua famiglia nel quartiere più ricco della città vicino all’Acropoli.


Infatti ogni mattina quando si alzava, ammirava sempre le bellezze del Partenone.
Temistocle indossava abiti pregiati e sandali con la suola di cuoio o sughero.
La mattina mangiava purè di legumi, pane, focacce d’orzo, latte, idromele.
Il bambino ateniese dopo la scuola giocava con gli amici a nascondino, a mosca cieca, con la palla, con gli astragali; spesso, insieme ad altri ragazzi, fabbricava giocattoli.
Ogni pomeriggio Temistocle si recava all’agorà; in uno di questi incontrò una ragazza spartana della sua stessa età di nome Fedra.
I due, dopo essersi conosciuti, decisero di giocare a nascondino fra le colonne del Partenone.


Poi andarono al mercato dell’agorà.
Tutti gli ateniesi pensavano che Temistocle era ormai fuori di testa ad uscire con Fedra, infatti da sempre gli Ateniesi e gli Spartani erano nemici.
Temistocle la prima volta che aveva visto Fedra era  rimasto colpito dal suo aspetto fisico.
Lei aveva un corpo slanciato ed agile, degli occhi piccoli e blu, un naso sottile e affilato e delle orecchie piccole che spuntavano dai suoi capelli marroni.
Indossava una tunica corta e rossa e aveva un comportamento fiero ma dolce.
Nell’agorà gli Ateniesi, quando avevano visto che una ragazzina se ne andava in giro liberamente invece di stare a casa ad occuparsi dei lavori domestici, avevano iniziato ad insultare Fedra.


Lei, che aveva seguito un addestramento fisico e praticava molti sport, li aveva sfidati in combattimento; al suo fianco ed in sua difesa era intervenuto Temistocle, così i due erano diventati grandi amici.
La loro amicizia col tempo si trasformò in un grande amore.
Temistocle però era preoccupato di dire alla sua famiglia che si era innamorato di una donna spartana.
Durante un simposio, Temistocle rivelò la sua storia con Fedra ai suoi parenti ed amici.
Fedra fu accolta con gioia dalla famiglia di Temistocle e i due giovani si sposarono ed ebbero molti figli forti, sapienti e coraggiosi.


Maria Rita M.
V D Scuola Primaria

"Un amico per Ares"

Eros aveva 9 anni e viveva in una famiglia benestante ad Atene.
Lui indossava un gonnellino di lino, di solito mangiava carne e pesce ma gli piacevano la focaccia d’orzo e il purè di legumi.
Ogni mattina Eros si recava nella scuola privata, dove imparava a leggere e ascrivere, studiava le opere letterarie e le matematica.
Gli piaceva molto la musica, infatti, suonava il flauto con il citarista.
Durante il pomeriggio gli piaceva giocare con gli astragali oppure a nascondino e a mosca cieca con gli amici che incontrava nell’agorà.
L’agorà era molto affollata perché c’era il mercato e c’era molta gente che si riuniva per discutere.
Un pomeriggio, mentre Eros giocava a palla con i suoi amici, vide un ragazzino tutto solo e gli chiese se voleva giocare con loro.


All’inizio il ragazzino fu un po’ scontroso ma poi decise di giocare.
Era Spartano, il suo nome era Ares, aveva 12 anni, aveva un fisico robusto, indossava una tunica consumata.
Mentre stavano giocando a palla, Eros si accorse che Ares era molto scontroso e prepotente e allora decise che non potevano essere amici e che aveva ragione suo padre quando diceva che gli Spartani erano scontrosi.
Qualche anno dopo scoppiò una guerra fra Spartani e Ateniesi e i due si incontrarono in guerra, Ares era ferito allora Eros lo aiutò.


Da quel giorno Eros e Ares diventarono amici per la pelle.
Eros fu felice e raccontò con orgoglio della sua amicizia alla propria famiglia.

 Andrea D’A.
 V E Scuola Primaria


"Olimpia e Talete"

Olimpia era una ragazzina di 9 anni, di  famiglia ricca che viveva ad Atene.
Lei viveva con la sua famiglia in una casa a due piani con un cortile interno circondato da un porticato.
Al piano superiore c’era il gineceo che era riservato a lei e alle donne della sua famiglia, dove trascorrevano la maggior parte del loro tempo perché era considerato sconveniente uscire in strada.


Lei, come la sua mamma, indossava una tunica con delle spille o delle fibbie.
Tutte le donne tenevano i capelli lunghi raccolti con un nastro e le donne più ricche, come lei, si adornavano con gioielli.
Nella sua famiglia si facevano molti simposi e mangiavano pane, focacce, formaggio, carne, pesce, si beveva vino, latte, idromele e la musica allietava i loro banchetti.
Olimpia, di solito la mattina stava al gineceo ed imparava a leggere ed a scrivere.
Il pomeriggio alcune volte  si recava con il papà all’agorà per fare delle compere dove incontrava i mercanti e gli artigiani.
Uno di questi pomeriggi mentre Olimpia si trovava al mercato con il papà fu distratta da una farfalla ,cammina cammina si trovò da sola al centro dell’agorà.
La ragazzina ,impaurita perché non era abituata ad uscire da sola,cercava tra la folla il papà.
In quel momento passò un cittadino della bulè che iniziò a farle delle domande visto che le femmine ateniesi non potevano uscire di casa.
Nel frattempo passava di lì un ragazzo che ,vedendo Olimpia in
difficoltà ,la difese e la allontanò da quell’uomo aiutandola a cercare suo padre.


Il ragazzo si chiamava Talete ed era un ragazzo Spartano di 12 anni. Aveva un fisico muscoloso e atletico, indossava un gonnellino ed era scalzo. Aveva l’aspetto di un ragazzo forte e coraggioso e non esitò a salvare Olimpia.
Mentre i due ragazzi cercavano il papà di Olimpia iniziarono a raccontarsi come trascorrevano le giornate.
Così  i due ragazzi si accorsero che avevano tipi  di educazione diversa e iniziarono a fare dei confronti proprio sulla educazione.
Entrambi avevano desideri in comune.
Finalmente ritrovarono il papà di Olimpia che era molto preoccupato, in un primo momento il papà si scagliò conto Talete pensando che fosse la causa di quello che era successo.
Ma Olimpia bloccò il padre e gli spiegò cosa era realmente successo, raccontandogli del coraggio di Talete e della sua gentilezza nell’aiutarla a cercarlo.


Infine il padre invitò Talete a casa loro per farlo conoscere alla mamma e agli amici, per dimostrare che nonostante le differenze tra gli Ateniesi e gli Spartani poteva nascere un’amicizia sincera.

 Martina C.
V E Scuola Primaria


"Una giornata storica per Temistocle"

Temistocle era un bambino greco ricco, che aveva 12 anni.
Viveva in una casa a due piani ad Atene con sua madre che stava nel gineceo e con suo padre.
Di solito indossava il chitone e dei sandali con suola di cuoio. Mangiava pane, focacce d’orzo, purè di legumi, cipolle, aglio, olive, formaggio, olio d’oliva e pesce.
Di mattina si svegliava alle sette e mezza e andava a scuola otto e un quarto, dove trovava il grammatista per studiare le lettere e la matematica; il citarista per studiare musica.
Un pomeriggio mentre stava per andare nell’agorà incontrò un bambino spartano, Spartaco.
Dopo essersi presentati, decisero di andare al teatro insieme a vedere una commedia.
C’era molta confusione nell’agorà perché c’era una riunione politica.


Quando Temistocle incontrò Spartaco fu molto incuriosito dal suo abbigliamento: era scalzo, indossava solo un gonnellino; aveva il corpo muscoloso, era alto e sembrava molto sicuro si sé.
I due diventarono amici quando, all’ingresso del teatro Spartaco ebbe bisogno dell’aiuto di Temistocle.
Infatti essendo Sparta e Atene in guerra gli Ateniesi lo stavano aggredendo. Temistocle disse: “ Fermi ! Questo è un mio amico, non fategli del male!”


Così Temistocle tutto contento, perché aveva un nuovo amico, quando tornò a casa raccontò alla sua famiglia e ai suoi amici ateniesi che i bambini spartani, pur essendo meno colti ,erano altrettanto simpatici di quelli ateniesi.

Marta Pia C.
V E Scuola Primaria

"ALEXANDER e il bambino spartano"


Alexander , era un ragazzino che viveva nella città di  Atene, aveva 9 anni ed abitava con la sua famiglia, che era ricca e abitava in un quartiere nobiliare. 
La sua casa era a due piani con un cortile circondato da un porticato, con un piano superiore, il gineceo, riservato alle donne.
Alexander indossava una tunica e ai piedi calzava dei sandali.
I suoi cibi preferiti erano pane, focacce, purè di legumi, formaggio,cipolla e olio d’oliva.Beveva latte e idromele, una miscela di acqua e miele.


La mattina frequentava la scuola privata dove imparava a leggere e a scrivere.
Si preoccupava anche della cura del corpo facendo sport.
I suoi giochi preferiti erano gli astragali, la palla,  nascondino o mosca cieca.
Un pomeriggio Alexander decise di fare un giro per la città e ad un tratto incontrò il suo amico Aristide, insieme decisero di recarsi all’agorà.
Da lontano videro una gran folla che urlava, rideva e si divertiva ed incuriositi si avvicinarono,vi era uno spettacolo di giocolieri.
Mentre  Alexander si guardava intorno vide in un angolo della piazza  un ragazzo che guardava con curiosità lo spettacolo.
Il ragazzo era alto, snello e muscoloso, indossava una tunica e camminava a piedi scalzi.
Incuriosito Alexander gli si avvicinò e gli domandò da dove venisse e cosa facesse lì.
Il ragazzo  con tanta sicurezza  gli rispose che si chiamava Spartaco, aveva 10 anni ed era spartano.
Si trovava lì perché aveva tanto sentito parlare della città di Atene che gli era venuta la voglia di visitarla, così si era fatto accompagnare  da un amico commerciante che doveva recarsi ad Atene per affari.
I due ragazzi cominciarono a parlare  e si raccontarono come trascorrevano le giornate.
Spartaco spiegò ad Alexander che aveva frequentato la scuola dove aveva imparato a leggere e a scrivere, ma la maggior parte del suo  tempo era dedicato all’arte militare, perché doveva diventare un grande guerriero.
Non viveva più con la sua famiglia, ma con gli altri compagni e la vita che conduceva era dura e difficile, perché doveva abituarsi a sopportare il dolore, il freddo e la fame.
I due ragazzi, incuriositi dei modi di vivere diversi, continuarono a farsi domande.


Parlando divennero  amici e decisero di rivedersi almeno una volta ogni anno.
Poi si salutarono e Alexander, tornando a casa, contento raccontò a tutti del suo incontro, un giorno da non dimenticare perché aveva conosciuto Spartaco, un ragazzo come lui , ma tanto diverso, con il quale condividere un’amicizia senza confini.

Paolo S.
V D Scuola Primaria