lunedì 6 dicembre 2010

La vigilia dell'immacolata nella tradizione palermitana

(Ripropongo l'articolo pubblicato lo scorso anno.)

Per grandi e piccoli una volta c'erano le tradizioni oggi sepolte dal consumismo, dalla Playstation e dalle mode importate dagli altri paesi.
A tal proposito si pensi per esempio alla "Festa dei morti" che per i bambini palermitani voleva dire regali e dolciumi "portati" proprio dai morti a cui andava gratitudine e al contempo un caro ricordo. Oggi c'è Halloween! Per favore .....! Ridiamo ai nostri bambini la fantasia!
Tornando al nostro tema, la vigilia dell'immacolata, una volta segnava l'inizio di una serie di momenti quasi magici.
Alcuni giorni prima era iniziata la preparazione del presepe: scelto un angolo della casa, su un tavolino alla buona si preparava una base con un sacco di juta (quello delle patate era ottimo), sulla parete si attaccava uno sfondo con le stelle, tutto intorno si costruivano le montagne e le grotte con la carta del pane o di giornale, il tutto dipinto con colori a tempera marrone e verde, il muschio posato qua e là, le pietruzze segnavano il corso di un torrente ricreato con la "mattula" (bambagia). Poste le luci (i "lampuzzi" o i classici "pisellini") per illuminare il prato o le grotte, venivano collocati sulla scena, proprio alla vigilia, i pastorelli di gesso di dimensioni spesso sproporzionate, a volte spizzicati o invalidi di qualche arto e la culla del Redentore veniva ricoperta con la bambagia (perchè ancora "Gesù deve arrivare"), il tutto spolverato col borotalco per simulare una bella nevicata. I bambini guardavano contenti tutto l'insieme e sognavano......
Intanto già nel tardo pomeriggio le donne preparavano la "pastella" e sbollentavano in enormi pentoloni fiocchi di broccoli, cardi e cuori di carciofi.
Il baccalà, messo a bagno giorni prima sotto un filino di acqua corrente per agevolare la perdita della propria salinità, era pronto per il soffritto di cipollata con lo zafferano e la compagnia dell'uvetta passa! Era il piatto dei poveri! Il famoso "baccalaru chi passuli". Una prelibatezza!
Nelle padelle ricolme d'olio caldo venivano "calate" cucchiaiate di pastella che immerse prendevano le forme più strane: le "Sfince" nuotavano, si rigiravano dorate e alla fine trovavano riposo sul piatto di portata ed erano rubate dai bambini (e anche dai grandi) soffiando sulle dita per non scottarsi e mangiate caldissime. Qualcuno preferiva "abbagnarle" (insaporirle) nello zucchero.
Seguiva l'impastellatura dei cardi o dei carciofi o dei broccoletti (o di tutti e tre) e la loro nuotata nell'olio bollente. ..... meglio non pensarci ..... .
"Tutti a tavolaaaaaaa!" A tale richiamo ognuno prendeva posto per ricevere la propria parte di bontà e richiedendo sicuramente il bis, il tris, ecc. .
Alla fine ci si addolciva la bocca con i "Mustazzuoli" dolci tipici preparati con farina, mandorle, zucchero, cannella, ecc. , la "Pietrafendola" dolce durissimo ottenuto mediante la cottura di bucce di arance, mosto, frutta secca, confetti o i "buccellatini" fatti in casa con sopra lo zucchero sciolto e le piccole palline di zucchero colorato.
I meno poveri trascorrevano la vigilia consumando lo "sfincione" o il panino con la milza regolarmente acquistato e come dessert una porzione di buccellato (quello circolare).
Dopo la cena tutti a giocare a tombola con le cartelle di carta su cui si segnavano i numeri coprendoli con le lenticchie o i fagioli secchi e guai a muovere il tavolo o la tovaglia ..... addio uscite! Il gioco continuava fino a tardi o fino a quando il sonno non avvinceva i giocatori e ognuno ritornava a casa propria un po' felice e un po' malinconico per la breve durata del gioioso momento.
Che bei ricordi ....
Oggi come sarà?
Raccontate la vostra vigilia.

Antart