sulla Festa degli Alberi 2013.
L'ALBERO
Sempre fermo, sempre
dritto
sta sempre silenzioso e
ritto.
Pieno di foglie, fiori e
frutti
Arriva il vento l'albero
si spoglia
piange la foglia.
Battaglia Alessia
GLI ALBERI
EMIGRANTI
Nonostante la rabbia, decisero di dare un’ultima
possibilità agli uomini. Gli alberi, furbamente, pensarono che, se non avessero
fatto nulla, nulla sarebbe cambiato; pertanto, decisero di intrufolarsi nella
sede della TV e di girare uno spot anonimo per sensibilizzare gli uomini a
rispettare la natura. Naturalmente, avrebbero successivamente mandato tale spot su tutte le reti.
Il giorno successivo, su tutte le reti andò in onda
lo spot sugli alberi.
Gli alberi aspettarono due giorni, il tempo che si
diffondesse il messaggio. Ma nulla, completamente nulla, cambiò: gli uomini
continuarono a maltrattare gli alberi e anche a ucciderli.
Allora gli alberi decisero di andarsene in un altro
pianeta, in cui nessuno potesse maltrattarli.
Man mano che gli alberi diminuivano, il rumore e
l’inquinamento aumentavano e il paesaggio diventava sempre più brullo e grigio. Gli uomini non
si accorsero di nulla per un po’,
ma poi iniziarono a respirare a fatica, ad avere mal di testa continui,
a notare il cambiamento dello spazio che li circondava e poi capirono che gli
alberi se n’erano andati, perché
loro li avevano trattati con disprezzo.
Visto che senza gli alberi non ci sarebbe stata aria
respirabile, non ci sarebbero stati più frutti, non ci sarebbero stati gli
animali che vivono sugli alberi e altre cose importanti e utili alla vita
dell’uomo, anzi ci sarebbero stati troppi rumori e troppo smog, gli uomini pian
piano capirono che rischiavano di morire.
Allora decisero di mandare nello spazio, attraverso
un satellite, un messaggio con una scritta luminosa, con la quale supplicavano
gli alberi di tornare sulla terra e garantivano che erano cambiati e che
avevano bisogno di loro.
Gli alberi lessero il messaggio, si riunirono
un’altra volta in assemblea e decisero di mandare uno di loro a controllare la
situazione. Così un albero tornò sulla terra e lì tutti gli uomini dell’intero
pianeta lo circondarono di attenzioni e lo supplicarono di convincere gli altri
alberi a tornare. L’albero s’impietosì, capì che gli uomini stavano dicendo la
verità, ritornò dagli altri e li convinse a ritornare sulla terra.
Gli alberi pian piano iniziarono a tornare. Da
allora gli uomini e gli alberi vissero insieme felici e contenti nel reciproco
rispetto.
DIVERSI
MA INSEPARABILMENTE UNITI
Un giorno, un bambino di nome Marco decise di andare
in campagna e si distese sotto un albero a disegnare contento. Quell’albero era
un creatura magica, viva e sapeva parlare.
In quel momento, si svegliò dal suo riposino
pomeridiano e vide quel bambino. Dopo l’albero starnutì ed il bambino si guardò
intorno impaurito, perché non vedeva nessuno.
L’albero disse: “ Ciao bambino, come ti chiami?”.
Il bambino, con un filo di voce, spaventato,
rispose: “Marco”.
L’albero aggiunse: “Che bel nome! Non avere paura ,
sono buono e vorrei essere un tuo amico”.
Il bambino si avvicinò e rispose: “Ma tu sei un
albero … non possiamo essere amici … siamo diversi!”. L’albero rispose serio:
“Invece sì, se ci credi”.
Il bambino pensieroso gli disse che ci avrebbe
riflettuto e che il giorno dopo gli avrebbe dato una risposta.
Passarono tanti giorni e l’albero, non vedendo più
arrivare Marco, pensò triste che quel bambino era come tutti gli altri uomini …
Marco, dopo aver tanto riflettuto su quello strano
incontro con l’albero parlante, decise di tornare su quella collina, dove prima
si scusò con l’albero e poi gli spiegò che inizialmente si era impaurito,
perché non aveva mai sentito parlare un albero, ma in seguito, riflettendoci,
si era entusiasmato all’idea di iniziare un’amicizia così particolare. Sicuramente la loro sarebbe stata un’amicizia
unica e sincera.
Da quel giorno, quei due divennero inseparabili e
Marco, giornalmente dopo la scuola, correva su quel colle per andare a parlare
con il suo migliore amico “Albero”.
Elisa Campanella
Albero
amico mio
Albero amico mio
ti venero come un Dio.
Con quelle foglie verdi,
dai lunghi ramoscelli,
sei stato rifugio in questi anni miei.
Mi hai dato gioco,
conforto,
stupore,
cibo
e tanto amore.
Gli anni son trascorsi e
ti vedo sempre lì,
instancabile amico mio.
Alto imponente e rigoglioso
di te io sarò sempre orgoglioso!!!
Gabriele
Cascino
ACROSTICO
Agitava
Le
Braccia
E i suoi rami
Roteava
Ovunque nel
cielo.
Giorgia Castelluccio
ALBERO AMICO MIO
ai piedi della vecchia
quercia l'ho trovato.
e con le sue radici sapeva
camminare.
e … indovinate chi la
foresta ha salvato?
che col suo telefonino
ha chiamato la guardia
forestale lì vicino.
L'albero l’ha ringraziato
e un suo grande amico è
diventato.
Matteo Collica
Il
grande albero Alberto
In
una splendida giornata di sole, un bambino di nome Simone, mentre passeggiava
con la sua mamma in un grande parco della città, vide un albero enorme e
bellissimo ma dall’ “aria” molto triste. Si avvicinò al grande albero e gli
disse: “Ciao bell’albero! Come ti chiami?”. L’albero gli rispose: “Io mi chiamo
Alberto e tu?”. “Io mi chiamo Simone.
Posso farti una domanda?”. “Fai pure”,
rispose l’albero. “Come mai hai un’ espressione così triste?”. L’albero allora
gli disse: “Sai, in questo parco tutte le persone non mi degnano di uno sguardo
e poi, vedi, nel terreno vicino alle mie radici ci sono rifiuti di tutti i
tipi. E sai chi li butta? La gente che non ha rispetto per me e che, oltre a
buttare le cartacce, uccide noi alberi, abbattendoci per costruire sempre nuove
strade e palazzi!”. Il bambino, un po’ mortificato, disse: “Anch’io, a volte,
ho gettato delle cartacce per terra vicino agli alberi, ma non immaginavo che
ciò vi rattristava e vi danneggiava così tanto. Scusami, prometto che da ora in
poi non lo farò mai più”. E l’albero Alberto, felice di sentire quelle parole,
rispose: “ Sono contento che sarai più gentile con noi alberi, però spero che
anche tutte le altre persone lo diventino e che si rendano conto
dell’importanza di noi alberi, altrimenti continuando così tutta la nostra
specie si estinguerà e per gli esseri umani questo sarà un bel problema”.
Simone disse all’albero: “ Non lo permetterò mai! Oggi stesso parlerò con tutti
i miei amici, la mia famiglia e i miei parenti e gli dirò: <ricordatevi che
gli alberi sono i nostri amici più cari e dobbiamo prendercene cura!>”. Poi
, con un tono affettuoso, Simone aggiunse: “Ogni giorno ti verrò a trovare e
porterò con me un bel libro che leggeremo insieme e così ti farò compagnia”. Il
grande albero Alberto commosso rispose: “Caro amico, ti ringrazio per quello
che dici e per quello che farai! Tutti noi alberi te ne saremo riconoscenti per
tutta la vita! Vedrai che con più alberi la vita di voi umani sarà migliore,
l’aria sarà più pulita e le città diventeranno sempre più belle!”. Simone
disse: “Grazie anche a te per quello che fai per tutti noi. Ciao, amico, ci
vediamo presto"
Felicia Aronadio
ALBERO AMICO MIO
grande e bello
un ombrello.
sotto il tuo tronco
guardandomi intorno
mi dai riparo.
Per questo ti ringrazio,
albero amico caro.
Sara Mortillaro
GRAZIE,
CARO AMICO ALBERO
L'alberello piccolino
È cresciuto nel giardino
Ricco di vita e di colore
Dà a tutti grande stupore
All'uccellino canterino
Dà la casa del mattino
I suoi frutti li mangiamo
E con la sua legna ci riscaldiamo
Il suo verde risplendente
Rende tutto divertente
La sua chioma bella e forte
Dà riparo sotto le sue volte
Attutisce ogni rumore
Riscaldando il nostro cuore
Dà all'uomo l'aria pulita
E protegge la nostra vita
Gli alberi sanno amare.
Uomo, non li incendiare!
Lorenzo
Munafò
MARCO
e l’amico CASTAGNO
Era una mattina calda
d’estate e Marco, un bambino di sette anni, giocava con alcuni bambini nel
boschetto vicino la sua casa.
Spesso, però, si
appartava piangendo, perché era il più piccolino e gli altri lo prendevano in
giro, escludendolo spesso dal gioco.
Un giorno, mentre
camminava a testa bassa piangendo, sentì una vocina, si guardò intorno e non
vide nessuno, solo alberi. La voce, tuttavia, si faceva sempre più forte e
ripeteva il suo nome. Fra i tanti alberi ce n’era uno grandissimo con rami
enormi; allora Marco capì che la voce proveniva proprio da quell’albero e,
senza alcuna paura ma incuriosito, corse subito ai suoi piedi.
L’albero, come per
magia, iniziò a parlare con il bambino:
-
Ciao Marco, io sono Castagno, non avere
paura di me, anche se sono alto più di 30 metri, non faccio del male a nessuno,
anzi vorrei tanto che gli uomini non facessero del male a me ed ai miei fratelli alberi, causando
danni all’ambiente…
Poi continuò, rivolgendosi ancora al bambino, e
dicendogli:
-
Sai Marco, io ogni mattina vi osservo,
mentre giocate, e mi accorgo che non c’è giorno in cui tu non pianga. Se ti fa
piacere vorrei diventare tuo amico e se vuoi posso raccontarti delle belle
storie. Adesso ti racconto la storia del mio nome.
Marco accennò un sorriso e disse all’albero che era
felice di diventare suo amico; così si sedette ai suoi piedi, protetto
dall’ombra che facevano i suoi grandi rami, in attesa del racconto di Castagno.
L’albero, con la sua bella voce, iniziò il racconto:
- Piccolo Marco, io sono il famoso Castagno dei 100 cavalli (si trova in
Sicilia vicino Catania). Una volta, tanto tempo fa, nel XVI secolo, una regina
di nome Giovanna d’Aragona, mentre camminava con i suoi 100 cavalieri, fu
bloccata da un forte temporale, ma tutti riuscirono a trovare riparo sotto un
gigantesco castagno e con loro anche i 100 cavalli… Da questo episodio ebbe
origine il mio nome.
Il bambino era preso dal racconto dell’albero e, più
l’albero parlava, più lui gli si affezionava, ma purtroppo si stava facendo
buio, così Marco cercò di abbracciare l’enorme albero, dicendogli che era
felice di avere trovato un amico come lui.
I due si salutarono e il bimbo, rivolgendosi
all’albero, disse: - Ciao Castagno, amico mio, grazie per avermi fatto
compagnia. Domani tornerò da te e, se ne avrai voglia, mi racconterai un’altra
delle tue storie.
L’albero sorrise e dall’alto osservò Marco che,
saltellando e col cuore felice, si dirigeva verso la sua casa.
Da quel giorno Marco non pianse più, perché ormai
sapeva di avere un grande amico su cui poter contare.
Martina
Pannunzio
GLI ALBERI MEDICINA
In un paese povero e
arido, vivevano tanti abitanti molto ammalati. Essi non conoscevano la natura,
perché nel loro paese non c’erano alberi.
Un ragazzo, di nome Obi, che era emigrato in un
paese molto ricco, scoprì qualcosa di meraviglioso: la FORESTA!
Obi, documentandosi, scoprì che gli alberi danno
ossigeno, combattono l’eccesso di anidride carbonica, rendono il clima più
fresco d’estate e svolgono tante altre funzioni che favoriscono la vita
dell’uomo.
Avendo scoperto ciò, comprò dei semi di tanti tipi
di piante e ripartì per il suo paese.
Una notte, mentre tutti dormivano, Obi piantò i semi
nel terreno del suo villaggio.
Dopo alcuni mesi, gli
abitanti, risvegliandosi al mattino, si trovarono dinanzi uno spettacolo
meraviglioso e rimasero senza parole: una foresta di alberelli cominciava a
spuntare.
Tutto il villaggio si chiese cosa stesse succedendo
e, sapendo che Obi era vissuto per un certo tempo lontano, lo cercò per
chiedergli se ne sapeva qualcosa. Obi, però, non si trovava, perché era in giro
per la piccola foresta a godersi quel miracolo della natura.
Finalmente, la sorellina Anaya lo trovò e, siccome si
era accorta che suo fratello mesi prima aveva messo qualcosa nel terreno, gli
chiese:- Obi, cosa stavi facendo quella volta?
Il fratello rispose:- Stavo piantando semi di ALBERI!
Ho scoperto che aiutano l’ambiente!
Anaya e Obi, dopo essere tornati dai loro genitori,
raccontarono loro degli alberi e della loro utilità.
Obi, dopo questi fatti, promise agli abitanti del suo
villaggio che avrebbe piantato alberi per tutto il paese.
Dopo 5 anni, Obi riuscì a mantenere la sua promessa.
Così gli abitanti, respirando aria pulita,
cominciarono a guarire e scoprirono a poco a poco che dalle foglie degli alberi
si potevano ricavare anche medicine utili alla salute.
Giuseppe
Santilli
George
e la sua quercia
Ora, proprio in
questo istante, vi racconterò un’emozionante storia, ambientata in un tempo
lontano, quando ancora la scuola non era un obbligo ed era un privilegio solo
per pochi, perché la maggior parte dei bambini piccoli, come noi, andavano a
lavorare nei campi con la loro famiglia. Il protagonista del
racconto si chiama George e, come tanti bambini di quell’epoca, una mattina si
alzò molto presto, prese quello che era necessario e, con suo padre e i suoi
fratelli, si avviò per andare ad arare un campo parecchio lontano da casa sua.
Dopo aver
percorso tanta strada a piedi, arrivarono alla meta. George era molto stanco e
sapeva già che ancora c’era tantissimo lavoro da fare.
Arrivato mezzogiorno,
George si sedette pochi secondi per riposare la schiena ed improvvisamente
davanti ai suoi occhi comparve un bellissimo fiore dal colore azzurro-cielo. Contemporaneamente,
arrivò una folata di vento e i petali del fiore volarono via, conducendo
George, che prese a seguirli, davanti ad una stupenda e maestosa quercia.
George non aveva
mai visto una meraviglia come
quella e con tanta paura ed attenzione là toccò con un dito, credendo di farle del
male. Ed ecco che essa parlò, con una voce che solo il bambino poteva sentire, e
gli disse: ”Non ti preoccupare, non mi farai mai del male con quel ditino così
dolce, anzi se vuoi abbracciami ho voglia d’affetto dopo tutto quello che ho
passato l’altra notte con fulmini e tuoni!”
Tutta la notte
George non smetteva di pensare a quello che gli era successo e la mattina
seguente, implorando suo padre, riuscì di nuovo ad andare a lavorare in quel campo.
E nuovamente George
incontrò la quercia con cui parlò e discusse di tante cose. I due si
raccontavano di tutto, finché quello incominciò ad essere un appuntamento giornaliero e la
loro amicizia si fortificò sempre di più grazie all’affetto che ognuno provava
per l’altro.
La cosa che
piaceva di più a George era salire in cima sopra i rami di quell’albero ad
ammirare da lì il magico orizzonte infinito, che sembrava lo facesse volare.
Ogni volta che
si avvicinava all’albero, si convinceva sempre più della sua preziosità, non
solo per gli uomini ma anche per gli animali che vi abitavano.
Una mattina come
tutte le altre, George, ansioso di vedere il grande albero, corse da lui, ma purtroppo
trovò solo un tronco tagliato, perché da quel punto doveva passare una
grande strada. George pianse disperatamente
per giorni e giorni e suo padre tentò di consolarlo ma invano.
Allora un giorno
suo padre decise di regalargli un quadro
con la raffigurazione di un albero che
somigliava tantissimo a quello tagliato e glielo fece trovare appeso nella
stanza.
George, vedendo
il quadro, si commosse e pianse di gioia, ringraziando il padre e abbracciandolo come
aveva fatto con la quercia.
George decise
che da grande avrebbe fatto l’ambientalista e avrebbe cercato di salvare tanti
alberi, in ricordo del caro amico albero perduto.
Irene Sipporta
Albero
amico mio
Sdraiata sotto le tue fronzute braccia
Ascolto il leggero fruscio di foglie
Come un sussurro che narra di ricordi
Ritorna alla memoria l'antica cantilena
Che mi cullò già bambina
Sotto te Albero padre
Io cresco da una tua radice
Dove la gioia bevve il pianto.
Chiara Riccardi
Referenti di Educazione Ambientale:
Scuola Primaria Ins.Rosanna Spera
Scuola Secondaria di I Grado Ins.Angelica Spagnuolo
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