venerdì 20 dicembre 2013

A lezione di decoupage !

Quest'anno abbiamo realizzato, sotto la guida delle nostre maestre Rosalia Di Piazza e Rosanna Spera, dei taglieri da regalare a Natale ai nostri genitori in occasione del Natale.

 
 

Dopo aver preparato tutto il materiale abbiamo iniziato a dipingere le forme con dei colori acrilici, coprendo con dei fogli di giornali i banchi per evitare di sporcarli.







Appena i taglieri si sono asciugati abbiamo ritagliato delle immagini natalizie a nostra scelta e le abbiamo incollate con della colla vinilica, diluita con un po' d'acqua.
Abbiamo fatto asciugare i taglieri, invadendo anche la sala professori con i nostri lavori.....



 
 
Infine abbiamo passato della vernice ad acqua sui taglieri per renderli lucidi.
Ancora una volta abbiamo fatto asciugare i lavori ...e le maestre ci hanno aiutato ad imbustarli per regalarli ai nostri genitori.
E' stato un lavoro divertente da realizzare che ci ha reso orgogliosi del nostro impegno!
 
 
Gli alunni delle classi II A/B
Scuola Primaria
Plesso "Mazzini"

giovedì 19 dicembre 2013

Testi sulla Festa degli Alberi 2013

Ecco alcuni testi scritti dagli alunni della classe I F di Scuola Secondaria, ins. M.A. Nobile, del Plesso "Mazzini"
sulla Festa degli Alberi 2013.

 L'ALBERO

Sempre fermo, sempre dritto 

sta sempre silenzioso e ritto.

Pieno di foglie, fiori e frutti

 di cui fa dono a tutti.

Arriva il vento l'albero si spoglia 

piange la foglia.

 E' Primavera lui rifiorisce

 e con noi gioisce.

Battaglia Alessia

 

 

 
GLI  ALBERI  EMIGRANTI
 Un giorno, gli alberi, molto seccati per il comportamento che gli uomini assumevano con loro,  decisero di fare un’assemblea. Stabilirono di incontrarsi di notte, per non dare troppo nell’occhio. Alla riunione si presentarono tutti. Erano tutti infuriati: chi diceva che gli avevano spezzato un ramo; chi che era stato preso a martellate; chi che avevano dato fuoco a tutte le sue foglie; chi che lo avevano sradicato ecc…
Nonostante la rabbia, decisero di dare un’ultima possibilità agli uomini. Gli alberi, furbamente, pensarono che, se non avessero fatto nulla, nulla sarebbe cambiato; pertanto, decisero di intrufolarsi nella sede della TV e di girare uno spot anonimo per sensibilizzare gli uomini a rispettare la natura. Naturalmente, avrebbero successivamente mandato tale spot su tutte le reti.
Il giorno successivo, su tutte le reti andò in onda lo spot sugli alberi.
Gli alberi aspettarono due giorni, il tempo che si diffondesse il messaggio. Ma nulla, completamente nulla, cambiò: gli uomini continuarono a maltrattare gli alberi e anche a ucciderli.
Allora gli alberi decisero di andarsene in un altro pianeta, in cui nessuno potesse maltrattarli.
Man mano che gli alberi diminuivano, il rumore e l’inquinamento aumentavano e il paesaggio diventava sempre più brullo e grigio. Gli uomini non si accorsero di nulla per un po’, ma poi iniziarono a respirare a fatica, ad avere mal di testa continui, a notare il cambiamento dello spazio che li circondava e poi capirono che gli alberi se n’erano andati, perché loro li avevano trattati con disprezzo.
Visto che senza gli alberi non ci sarebbe stata aria respirabile, non ci sarebbero stati più frutti, non ci sarebbero stati gli animali che vivono sugli alberi e altre cose importanti e utili alla vita dell’uomo, anzi ci sarebbero stati troppi rumori e troppo smog, gli uomini pian piano capirono che rischiavano di morire.
Allora decisero di mandare nello spazio, attraverso un satellite, un messaggio con una scritta luminosa, con la quale supplicavano gli alberi di tornare sulla terra e garantivano che erano cambiati e che avevano bisogno di loro.
Gli alberi lessero il messaggio, si riunirono un’altra volta in assemblea e decisero di mandare uno di loro a controllare la situazione. Così un albero tornò sulla terra e lì tutti gli uomini dell’intero pianeta lo circondarono di attenzioni e lo supplicarono di convincere gli altri alberi a tornare. L’albero s’impietosì, capì che gli uomini stavano dicendo la verità, ritornò dagli altri e li convinse a ritornare sulla terra.
Gli alberi pian piano iniziarono a tornare. Da allora gli uomini e gli alberi vissero insieme felici e contenti nel reciproco rispetto.
 Federico Bellavia

 
 
DIVERSI MA INSEPARABILMENTE UNITI
Un giorno, un bambino di nome Marco decise di andare in campagna e si distese sotto un albero a disegnare contento. Quell’albero era un creatura magica, viva e sapeva parlare.
In quel momento, si svegliò dal suo riposino pomeridiano e vide quel bambino. Dopo l’albero starnutì ed il bambino si guardò intorno impaurito, perché non vedeva nessuno.
L’albero disse: “ Ciao bambino, come ti chiami?”.
Il bambino, con un filo di voce, spaventato, rispose: “Marco”.
L’albero aggiunse: “Che bel nome! Non avere paura , sono buono e vorrei essere un tuo amico”.
Il bambino si avvicinò e rispose: “Ma tu sei un albero … non possiamo essere amici … siamo diversi!”. L’albero rispose serio: “Invece sì, se ci credi”.
Il bambino pensieroso gli disse che ci avrebbe riflettuto e che il giorno dopo gli avrebbe dato una risposta.
Passarono tanti giorni e l’albero, non vedendo più arrivare Marco, pensò triste che quel bambino era come tutti gli altri uomini …
Marco, dopo aver tanto riflettuto su quello strano incontro con l’albero parlante, decise di tornare su quella collina, dove prima si scusò con l’albero e poi gli spiegò che inizialmente si era impaurito, perché non aveva mai sentito parlare un albero, ma in seguito, riflettendoci, si era entusiasmato all’idea di iniziare un’amicizia così particolare.  Sicuramente la loro sarebbe stata un’amicizia unica e sincera.
Da quel giorno, quei due divennero inseparabili e Marco, giornalmente dopo la scuola, correva su quel colle per andare a parlare con il suo migliore amico “Albero”.
                                                                         Elisa Campanella


Albero amico mio

 
Albero amico mio
ti venero come un Dio.
Con quelle foglie verdi,
dai lunghi ramoscelli,
sei stato rifugio in questi anni miei.
Mi hai dato gioco,
conforto,
stupore,
cibo
e tanto amore.
Gli anni son trascorsi e
ti vedo sempre lì,
instancabile amico mio.
Alto imponente e rigoglioso
di te io sarò sempre orgoglioso!!!
Gabriele Cascino

 

 
ACROSTICO
Agitava
Le
Braccia
E i suoi rami
Roteava
Ovunque nel cielo.
Giorgia  Castelluccio
ALBERO AMICO MIO
 Nella folta foresta un albero è spuntato
ai piedi della vecchia quercia l'ho trovato.
 L’albero sapeva parlare
e con le sue radici sapeva camminare.
 Un brutto giorno un piromane è arrivato
e … indovinate chi la foresta ha salvato?
 L’ha salvata un bambino 
che col suo telefonino
ha chiamato la guardia forestale lì vicino.
L'albero l’ha ringraziato 
e un suo grande amico è diventato.
Matteo  Collica
 
Il grande albero Alberto
In una splendida giornata di sole, un bambino di nome Simone, mentre passeggiava con la sua mamma in un grande parco della città, vide un albero enorme e bellissimo ma dall’ “aria” molto triste. Si avvicinò al grande albero e gli disse: “Ciao bell’albero! Come ti chiami?”. L’albero gli rispose: “Io mi chiamo Alberto e tu?”.  “Io mi chiamo Simone. Posso farti una domanda?”.  “Fai pure”, rispose l’albero. “Come mai hai un’ espressione così triste?”. L’albero allora gli disse: “Sai, in questo parco tutte le persone non mi degnano di uno sguardo e poi, vedi, nel terreno vicino alle mie radici ci sono rifiuti di tutti i tipi. E sai chi li butta? La gente che non ha rispetto per me e che, oltre a buttare le cartacce, uccide noi alberi, abbattendoci per costruire sempre nuove strade e palazzi!”. Il bambino, un po’ mortificato, disse: “Anch’io, a volte, ho gettato delle cartacce per terra vicino agli alberi, ma non immaginavo che ciò vi rattristava e vi danneggiava così tanto. Scusami, prometto che da ora in poi non lo farò mai più”. E l’albero Alberto, felice di sentire quelle parole, rispose: “ Sono contento che sarai più gentile con noi alberi, però spero che anche tutte le altre persone lo diventino e che si rendano conto dell’importanza di noi alberi, altrimenti continuando così tutta la nostra specie si estinguerà e per gli esseri umani questo sarà un bel problema”. Simone disse all’albero: “ Non lo permetterò mai! Oggi stesso parlerò con tutti i miei amici, la mia famiglia e i miei parenti e gli dirò: <ricordatevi che gli alberi sono i nostri amici più cari e dobbiamo prendercene cura!>”. Poi , con un tono affettuoso, Simone aggiunse: “Ogni giorno ti verrò a trovare e porterò con me un bel libro che leggeremo insieme e così ti farò compagnia”. Il grande albero Alberto commosso rispose: “Caro amico, ti ringrazio per quello che dici e per quello che farai! Tutti noi alberi te ne saremo riconoscenti per tutta la vita! Vedrai che con più alberi la vita di voi umani sarà migliore, l’aria sarà più pulita e le città diventeranno sempre più belle!”. Simone disse: “Grazie anche a te per quello che fai per tutti noi. Ciao, amico, ci vediamo presto"
Felicia   Aronadio
 
ALBERO AMICO MIO
 Caro albero,
grande e bello
 puoi coprire come
un ombrello.
 Mentre riposo
sotto il tuo tronco
 poggiando le spalle
guardandomi intorno
 mi dai frescura,
mi dai riparo.
 
Per questo ti ringrazio,
albero amico caro.
Sara  Mortillaro
GRAZIE, CARO AMICO ALBERO
L'alberello piccolino
 
È cresciuto nel giardino
Ricco di vita e di colore
 
Dà a tutti grande stupore
All'uccellino canterino
Dà la casa del mattino
I suoi frutti li mangiamo
E con la sua legna ci riscaldiamo
 
Il suo verde risplendente
Rende tutto divertente
La sua chioma bella e forte
Dà riparo sotto le sue volte
Attutisce ogni rumore
Riscaldando il nostro cuore
Dà all'uomo l'aria pulita
E protegge la nostra vita
Gli alberi sanno amare.
Uomo, non li incendiare!
Lorenzo Munafò

 

 
MARCO e l’amico CASTAGNO
Era una mattina calda d’estate e Marco, un bambino di sette anni, giocava con alcuni bambini nel boschetto vicino la sua casa.
Spesso, però, si appartava piangendo, perché era il più piccolino e gli altri lo prendevano in giro, escludendolo spesso dal gioco.
Un giorno, mentre camminava a testa bassa piangendo, sentì una vocina, si guardò intorno e non vide nessuno, solo alberi. La voce, tuttavia, si faceva sempre più forte e ripeteva il suo nome. Fra i tanti alberi ce n’era uno grandissimo con rami enormi; allora Marco capì che la voce proveniva proprio da quell’albero e, senza alcuna paura ma incuriosito, corse subito ai suoi piedi.
L’albero, come per magia, iniziò a parlare con il bambino:
-          Ciao Marco, io sono Castagno, non avere paura di me, anche se sono alto più di 30 metri, non faccio del male a nessuno, anzi vorrei tanto che gli uomini non facessero del male  a me ed ai miei fratelli alberi, causando danni all’ambiente…
Poi continuò, rivolgendosi ancora al bambino, e dicendogli:
-          Sai Marco, io ogni mattina vi osservo, mentre giocate, e mi accorgo che non c’è giorno in cui tu non pianga. Se ti fa piacere vorrei diventare tuo amico e se vuoi posso raccontarti delle belle storie. Adesso ti racconto la storia del mio nome.
Marco accennò un sorriso e disse all’albero che era felice di diventare suo amico; così si sedette ai suoi piedi, protetto dall’ombra che facevano i suoi grandi rami, in attesa del racconto di Castagno.
L’albero, con la sua bella voce, iniziò il racconto: - Piccolo Marco, io sono il famoso Castagno dei 100 cavalli (si trova in Sicilia vicino Catania). Una volta, tanto tempo fa, nel XVI secolo, una regina di nome Giovanna d’Aragona, mentre camminava con i suoi 100 cavalieri, fu bloccata da un forte temporale, ma tutti riuscirono a trovare riparo sotto un gigantesco castagno e con loro anche i 100 cavalli… Da questo episodio ebbe origine il mio nome.
Il bambino era preso dal racconto dell’albero e, più l’albero parlava, più lui gli si affezionava, ma purtroppo si stava facendo buio, così Marco cercò di abbracciare l’enorme albero, dicendogli che era felice di avere trovato un amico come lui.
I due si salutarono e il bimbo, rivolgendosi all’albero, disse: - Ciao Castagno, amico mio, grazie per avermi fatto compagnia. Domani tornerò da te e, se ne avrai voglia, mi racconterai un’altra delle tue storie.
L’albero sorrise e dall’alto osservò Marco che, saltellando e col cuore felice, si dirigeva verso la sua casa.
Da quel giorno Marco non pianse più, perché ormai sapeva di avere un grande amico su cui poter contare.
Martina Pannunzio
GLI ALBERI MEDICINA
 
In un paese povero e arido, vivevano tanti abitanti molto ammalati. Essi non conoscevano la natura, perché nel loro paese non c’erano alberi.
Un ragazzo, di nome Obi, che era emigrato in un paese molto ricco, scoprì qualcosa di meraviglioso: la FORESTA!
Obi, documentandosi, scoprì che gli alberi danno ossigeno, combattono l’eccesso di anidride carbonica, rendono il clima più fresco d’estate e svolgono tante altre funzioni che favoriscono la vita dell’uomo.
Avendo scoperto ciò, comprò dei semi di tanti tipi di piante e ripartì per il suo paese.
Una notte, mentre tutti dormivano, Obi piantò i semi nel terreno del suo villaggio.
Dopo alcuni mesi, gli abitanti, risvegliandosi al mattino, si trovarono dinanzi uno spettacolo meraviglioso e rimasero senza parole: una foresta di alberelli cominciava a spuntare.
Tutto il villaggio si chiese cosa stesse succedendo e, sapendo che Obi era vissuto per un certo tempo lontano, lo cercò per chiedergli se ne sapeva qualcosa. Obi, però, non si trovava, perché era in giro per la piccola foresta a godersi quel miracolo della natura.
Finalmente, la sorellina Anaya lo trovò e, siccome si era accorta che suo fratello mesi prima aveva messo qualcosa nel terreno, gli chiese:- Obi, cosa stavi facendo quella volta?
Il fratello rispose:- Stavo piantando semi di ALBERI! Ho scoperto che aiutano l’ambiente!
Anaya e Obi, dopo essere tornati dai loro genitori, raccontarono loro degli alberi e della loro utilità.
Obi, dopo questi fatti, promise agli abitanti del suo villaggio che avrebbe piantato alberi per tutto il paese.
Dopo 5 anni, Obi riuscì a mantenere la sua promessa.
Così gli abitanti, respirando aria pulita, cominciarono a guarire e scoprirono a poco a poco che dalle foglie degli alberi si potevano ricavare anche medicine utili alla salute.
 
Giuseppe Santilli
George e la sua quercia
Ora, proprio in questo istante, vi racconterò un’emozionante storia, ambientata in un tempo lontano, quando ancora la scuola non era un obbligo ed era un privilegio solo per pochi, perché la maggior parte dei bambini piccoli, come noi, andavano a lavorare nei campi con la loro famiglia.                       Il protagonista del racconto si chiama George e, come tanti bambini di quell’epoca, una mattina si alzò molto presto, prese quello che era necessario e, con suo padre e i suoi fratelli, si avviò per andare ad arare un campo parecchio lontano da casa sua.
Dopo aver percorso tanta strada a piedi, arrivarono alla meta. George era molto stanco e sapeva già che ancora c’era tantissimo lavoro da fare.
Arrivato mezzogiorno, George si sedette pochi secondi per riposare la schiena ed improvvisamente davanti ai suoi occhi comparve un bellissimo fiore dal colore azzurro-cielo. Contemporaneamente, arrivò una folata di vento e i petali del fiore volarono via, conducendo George, che prese a seguirli, davanti ad una stupenda e maestosa quercia.   
George  non aveva  mai visto una  meraviglia come quella e con tanta paura ed attenzione là toccò con un dito, credendo di farle del male. Ed ecco che essa parlò, con una voce che solo il bambino poteva sentire, e gli disse: ”Non ti preoccupare, non mi farai mai del male con quel ditino così dolce, anzi se vuoi abbracciami ho voglia d’affetto dopo tutto quello che ho passato l’altra notte con fulmini e tuoni!”                                                                       
Tutta la notte George non smetteva di pensare a quello che gli era successo e la mattina seguente, implorando suo padre, riuscì di nuovo ad andare a lavorare  in quel campo.
E nuovamente George incontrò la quercia con cui parlò e discusse di tante cose. I due si raccontavano di tutto, finché  quello incominciò  ad essere un appuntamento giornaliero e la loro amicizia si fortificò sempre di più grazie all’affetto che ognuno provava per l’altro.
La cosa che piaceva di più a George era salire in cima sopra i rami di quell’albero ad ammirare da lì il magico orizzonte infinito, che sembrava lo facesse volare.
Ogni volta che si avvicinava all’albero, si convinceva sempre più della sua preziosità, non solo per gli uomini ma anche per gli animali che vi abitavano. 
Una mattina come tutte le altre, George, ansioso di vedere il grande albero, corse da lui, ma purtroppo trovò solo un tronco tagliato, perché da quel punto doveva passare una grande  strada.                  George pianse disperatamente per giorni e giorni e suo padre tentò di consolarlo ma invano.
Allora un giorno suo padre decise di regalargli  un quadro con la raffigurazione  di un albero che somigliava tantissimo a quello tagliato e glielo fece trovare appeso nella stanza.                                                                       
George, vedendo il quadro, si commosse e pianse di gioia, ringraziando il padre e abbracciandolo  come  aveva fatto con la quercia.
George decise che da grande avrebbe fatto l’ambientalista e avrebbe cercato di salvare tanti alberi, in ricordo del caro amico albero perduto.
Irene Sipporta
Albero amico mio
Sdraiata sotto le tue fronzute braccia
Ascolto il leggero fruscio di foglie
Come un sussurro che narra di ricordi
Ritorna alla memoria l'antica cantilena
Che mi cullò già bambina
Sotto te Albero padre
Io cresco da una tua radice
Dove la gioia bevve il pianto.
 
Chiara Riccardi
 
 
Referenti di Educazione Ambientale:

Scuola Primaria Ins.Rosanna Spera

Scuola Secondaria di I Grado Ins.Angelica Spagnuolo


 
 
 
 

 
 

domenica 15 dicembre 2013

Il Consiglio dei Ragazzi

Per  l'anno scolastico 2013/2014, il Comune di Palermo ha indetto il Concorso dal titolo 'Il Consiglio dei Ragazzi'.
Al concorso potevano partecipare tutti gli studenti della Città di Palermo, ivi residenti,  frequentanti le scuole primarie (limitatamente alle classi IV e V), le scuole secondarie di primo grado, le scuole secondarie di secondo grado (limitatamente alle classi I, II e III).

Il concorso era finalizzato alla individuazione dei  50 studenti che avrebbero  costituito il Consiglio Comunale dei Giovani.

Gli istituti scolastici interessati alla partecipazione hanno curato la realizzazione di giornate di studio ed approfondimento sulle tematiche oggetto della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il Consiglio dei Giovani avrà una durata di  12 mesi,
a partire dal 20 novembre 2013 fino al 20 novembre 2014.
Il giorno 20 novembre 2013 alle ore 9,30, presso la sede del Comune della città di Palermo a Palazzo delle Aquile,
gli studenti vincitori del concorso hanno  insediato, con non poca emozione,  il Consiglio dei Ragazzi.

Siamo orgogliosi di comunicare che il nostro Istituto Scolastico annovera tra i vincitori  sia alunni della scuola primaria che alunni della scuola secondaria di primo grado.

Scuola Primaria :
  •  Assabese Andrea
  •  Castronovo Giuseppe 
  •  La Bua Silvia
  •  Porcaro Marta

Scuola Secondaria di I Grado:
  • Bellavia Federico


Per condividere una giornata molto importante per la storia della nostra Istituzione Scolastica vi mostriamo le foto che hanno immortalato  il ricordo di un evento così importante.


 Foto ricordo con il Sindaco Leoluca Orlando  
ed il neo eletto sindaco del Consiglio dei Ragazzi
Andrea De Lisi

 Insieme per vivere un' esperienza unica!

Gli alunni che si sono candidati alla carica di  Sindaco 
hanno esposto il loro programma e i piccoli consiglieri
hanno votato il loro candidato.

L'incontro con le Istituzioni è sempre un
 momento molto importante e solenne.







Il Sindaco ricorda agli alunni presenti l'importanza 
del ruolo che stanno assumendo.
 

 Due generazioni  a confronto fanno ben sperare
 in un futuro migliore!

Referenti di Educazione alla Legalità:
Scuola Primaria Ins.Rosalia Di Piazza
Scuola Secondaria di I Grado Prof. Emma Nocera